Covid, non c’è solo il Green Pass per viaggiare in Ue: cos’è il PLF e a cosa serve
(Teleborsa) – Non c’è solo il Green Pass. Esiste anche un modulo per lasciare e raggiungere l’Italia e per viaggiare in altri Paesi. Si tratta del PLF, ovvero Passenger Locator Form – o dPLF, digital Passenger Locator Form – ed è un modulo di localizzazione digitale dei passeggeri previsto già dall’ordinanza del 16 aprile 2021 del ministero della Salute per tutti i turisti che entrano in Italia. Tra i Paesi che richiedono il PLF ci sono, ad esempio, la Grecia, la Spagna, Malta, Cipro, il Regno Unito, la Croazia, l’Irlanda, il Portogallo. Per queste mete il Green pass non basta, va compilato pure il PLF.
Il PLF serve alle autorità sanitarie per raccogliere informazioni sui viaggiatori (dati anagrafici recapito telefonico, indirizzo o indirizzi di permanenza in territorio nazionale, itinerario di viaggio) per rendere più facile il tracciamento dei contatti, per riuscire a ricontattarli nel caso in cui entrino in contatto con il Covid. Il modulo va compilato prima del proprio ingresso sul territorio nazionale. È necessario compilare un modulo per ciascun passeggero adulto; in caso di presenza di minori quest’ultimi potranno essere registrati nel modulo dell’adulto accompagnatore. In caso di minori non accompagnati, il PLF dovrà essere compilato dal tutore prima della partenza.
Una volta inviato il modulo, il passeggero riceverà all’indirizzo e-mail indicato in fase di registrazione, il PLF in formato pdf e QRcode che dovrà mostrare direttamente dal suo smartphone (in formato digitale) al momento dell’imbarco. In alternativa, il passeggero potrà stampare una copia del PLF da mostrare all’imbarco. In casi eccezionali si può compilare il modulo cartaceo, valido solo per il rientro in Italia.
Quanto al Green Pass, il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha annunciato una nuova strategia “modulare” e la concessione del lasciapassare dopo due dosi di vaccino. “Rispetto all’estensione del Green Pass, l’idea è quella di pensare a una modulazione e gradualità a seconda del quadro della regione: si possono cioè prevedere intensificazioni dell’utilizzo del Green Pass a seconda della situazione” ha affermato Costa. “Se c’è una situazione che peggiora, automaticamente – ha spiegato Costa – ci può essere un’applicazione più ampia del Green Pass. È un ragionamento di buon senso: se una Regione rimane bianca ci può essere un tipo di utilizzo di Green Pass, ma se una Regione ha criticità maggiori, piuttosto che chiudere si applica il Green Pass più restrittivo”.
“Un’altra novità all’ordine del giorno – ha aggiunto – è che si va verso la concessione del certificato verde non più dopo 15 giorni dalla prima dose di vaccino ma dopo il completamento del ciclo vaccinale con le due dosi. E’ probabile che si vada in questa direzione”. Il sottosegretario ha spiegato che a questa decisione si è arrivati dopo le sollecitazioni del Cts. Nessuna novità invece in merito alla possibilità di una terza dose vaccinale: “siamo in attesa delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico che sta valutando le evidenze scientifiche. Non appena avremo indicazioni da parte della scienza saremo pronti, perché la struttura per somministrare la terza dose è già pronta nel nostro Paese”, ha concluso Costa.
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